associazione gli amici per sartiano

venerdì 3 aprile 2009






ciao dolcissimo e tenerissimo

PIPPO!!!!!!!!!

























































































CAPODANNO E CARNEVALE 2010


carnevale 20/02/2010

direttamente dalla

Scala di Milano



les étoiles

MARY e CARLA'





e


direttamente


dal Pepenero di Riccione




LA PIU' AMBITA'

LA PIU' RICHIESTA'

LA PIU' DIVERTENTE

LAPDANCER DEL FIRMAMENTO !!!!!!!!




LA STREPITOSA


MIRKA'








RITORNA A GRANDE RICHIESTA



la MENGA!!!!!!!!!!!!!!









LA NEW ENTRY LA FRANKA'








E LA LAZAREINA'









carnevale 06/02/2010


direttamente dal Pepenero

le special guest stars


la
ZORZA la ZVANA e la MENGA















c
arnevale 23/01/2010





capodanno 31/12/2009




































La frazione di Sartiano

appartiene al comune di Novafeltria,

in provincia di Pesaro e Urbino,

nella regione Marche.


Sartiano offre un’ eccezionale

postazione panoramica

sulla vallata del Marecchia.

L'antico castello di Sartiano apparteneva al Rettorato di Sant'Agata Feltria. Il nucleo originario del castello poggia su di un colle all'entrata del paese. L'attuale chiesa, dedicata a san Biagio, risale al sec. XVI, si presenta ad un'unica navata, ha mantenuto l'impianto originario a capriate con capitelli e barbacani e mattonelle originali. Il presbiterio è sede di un coro ligneo cinquecentesco, così come il pregevole Tabernacolo, in legno dorato a forma di tempietto. Da segnalare l’organo a canne.







Sul punto più alto del borgo è situato l’Oratorio di San Biagio che riscuote ancora oggi la devozione popolare e, seguendo la tradizione, il 3 febbraio di ogni anno, vi si benedice il pane da consumare contro il mal di gola. Oggi, l’oratorio purtroppo è chiuso a causa dell'instabilità della struttura, ma è visibile all'esterno e merita un passaggio in quanto da qui si offre una vista panoramica sull’intera vallata del Marecchia..








Parrocchiale di San Biagio

L’attuale chiesa di San Biagio risale al sec. XVI e nacque per rispondere alle esigenze spirituali di una comunità in crescita.
La struttura, oggetto di pregevoli restauri nel corso del sec. XX, si presenta ad un’unica navata, con pavimentazione originale (è stata interessata solamente da un intervento di sabbiatura ai fini della sua ripulitura); mantiene dunque l’impianto originario a capriate con capitelli e barbacani e mattonelle originali.
Il presbiterio è sede di un coro ligneo cinquecentesco, così come il Tabernacolo (precedentemente conservato nella vecchia cappella del SS. Sacramento), in legno dorato a forma di tempietto. Il Pregevole il Tabernacolo in legno dorato, risalente al cinquecento, presenta una doppia apertura: una di fronte agli astanti e l’altra sul retro (è tutto dipinto). Sulle pareti sono dipinti immagini di santi e sulla sommità conserva una lastrina in vetro dipinto (sempre cinquecentesco).
La pala alle spalle dell’altare rappresenta un’”Ultima Cena” (da notare gli animali da compagnia – cane e gatto – ed il paggio servitore).
L’altare è costituito, a sottolineare il significato del suo essere “fonte” (altare=fonte), da un blocco litico decorato, presumibilmente usato, in passato, come fontana (si noti il foro per la cannella) e ritrovato durante gli scavi del castello.
Nella nicchia posta sulla sinistra dell’altare ha sede una statua seicentesca in cartapesta raffigurante la Madonna del Rosario.
Nell’area dell’altare è collocato anche una quadro raffigurante l’ascensione (datato 1955).
Sulla parete sinistra sono collocate tre grandi pale seicentesche: la prima, datata MDIC, rappresenta il martirio di San Biagio (patrono di Sartiano a cui la chiesa è dedicata). E’ custodito entro un’ancona lignea che riporta la data 1689. Prima della riforma era collocato dietro l’altare.
Nella seconda pala è rappresentata la Madonna del Carmine con i santi Fabiano, Sebastiano, Antonio Abate, Mustiola, Antonio da Padova, Ilario e Rocco.
A cornice, sono rappresentati tutti i misteri.
Nella terza pala è rappresentato San Domenico di Cusman, fondatore dei Dominicani (il cui nome deriva dalla contrazione di “Dominus cani” ossia “uomo fedele a Dio”) con i simboli che lo contraddistinguono: il cagnolino ed il bastoncino incendiato.
Sempre sul lato sinistro troviamo la Cappellina della Madonna del Rosario (con un altare ed una bella statua lignea raffigurante San Giuseppe); la statua di Santa Barbara, sita in una nicchia, patrona dei minatori, venne acquistata grazie alla sottoscrizione dei minatori di Sartiano; la statua di S. Antonio.
La parete destra ospita (sempre partendo dall’entrata) una pala raffigurante San Carlo Borromeo, uomo della carità (nel quadro il Santo figura nell’atto di dare lo scudo ai poveri). Trattasi probabilmente di tela di recupero, infatti si riconosce nella parte superiore una mano artistica diversa.
Una statua raffigurante Sant’Antonio, fondatore del monachesimo (ben riconoscibili i simboli che lo contraddistinguono: la Tau ed il libro delle regole); la statua probabilmente era murata (fu riscoperta durante i restauri).
Troviamo, infine, una grande pala, attribuita al giovane Cagnacci, raffigurante il transito di San Giuseppe con Gesù giovanetto e sua madre Maria, il melograno ed angeli che suonano.
Su entrambe le pareti troviamo una serie di lunette dipinte, di recente fattura, dette “copracieli”.
Nelle due abitazioni site sul fianco della Chiesa dimorarono i tedeschi durante il secondo conflitto mondiale.





Palazzo del Comune

Oggi abitazione privata, la struttura si affaccia (sul lato sinistro) alla platea antistante la Chiesa di San Biagio e risale al Medioevo. A supportare la documentazione che ricorda il palazzo comunale medievale sito in una abitazione a fianco della chiesa, vi è la struttura stessa, che presenta caratteri architettonici similari a quelli dell’antistante struttura (da notare il basamento “a scarpata”).
La primitiva strada attraversava il borgo, congiungendo la vecchia chiesa con la nuova e proseguendo in basso sino alla croce lignea. Di lì è ancora possibile imboccare il sentiero che conduce a Novafeltria (così chiamata da Mussolini anziché Mercatino Marecchia, in ordine al mercato che vi si teneva).



















NATALE 2009
Auguri







UNA STELLA PER

SCALDARE IL CUORE

















articolo sulla valmarecchia


Da: Remo Ceccarelli


cari tutti,
ecco il risultato delle mie elucubrazioni sulla mia valle adorata. ho concepito l'articolo come un omaggio a chi ci abita e come un sincero invito ai lettori a scoprire quella terra straordinaria, spingendomi al limite del 'troppo' personale, sconvolgendo lo stile normalmente formale della rubrica turistica finora sempre curata da altri. mi sono basato su tutti i luoghi che conoscevo, anzi, a dire il vero solo su una piccola parte per ragioni di spazio, e soprattutto sulle memorie fotografiche e i profumi che ho dentro ogni giorno che mi alzo pur essendo qua.
naturalmente l'articolo avrà il suo corredo di foto: useremo in parte quelle scattate da vincenzo, mentre nei miei numerosi libri sulla valmarecchia troverò quelle con i vasti panorami. spero che si percepisca il cuore che ho buttato in queste righe e ora attendo, un po' ansioso, i vostri commenti.
uno di voi,
remo



VIAGGIO FRA ARTE E SAPORI

IN VALMARECCHIA‏





Amate la natura, la gastronomia tradizionale,
l’arte, la storia, le sagre e i luoghi magici?
Allora seguiteci alla scoperta della Valmarecchia,
ossia quel territorio del hinterland riminese che fa
da scrigno al fiume Marecchia, a cavallo fra Romagna,
Marche e quella Toscana appena più a monte, splendido
paesaggio appenninico a lungo conteso tra i Montefeltro
e i Malatesta. Ideale per una settimana di vacanza
all’insegna dello slow food e della bicicletta.


La nostra gita inizia all’uscita Rimini-nord dell’A14.


Tuffiamoci subito su Sant’Arcangelo che diede
i natali a Tonino Guerra: dalla piazza
ottocentesca tutta porticata fino alla rocca,
passando dalla Torre dell’orologio, questo
paese ha tutto per piacere. Non si può
non fare un salto all’Osteria Sangiovesa
(www.sangiovesa.it), per la bontà della
sua piadina e per le bellissime decorazioni
di Tonino Guerra. Infine, per capire l‘ironia
dello spirito romagnolo, bisogna assistere
alla tradizionale Fiera di San Martino
(la seconda domenica di novembre),
che culmina nella corsa dei becchi, cioè dei cornuti.




Seguiamo la SS258 Marecchiese ed ecco
Verucchio, patria del Mastin Vecchio,
cioè del Malatesta citato da Dante, che
ospita la Sagra del Sangiovese in giugno.
Ricordiamo che con Sigismondo (1417-1468),
i Malatesta furono capaci di estendere il
proprio dominio fino al Conero, creando
un potente ducato culturalmente ai vertici.
Dopo la visita al castello e alle numerose
botteghe di artigianato del borgo medievale,
sentirete il bisogno di rifocillarvi e allora
si impone la fermata da Zanni (www.casazanni.it)
in frazione Villa Verucchio. Le tagliatelle saranno
indimenticabili dopo l’aperitivo consumato
(a richiesta) in cantina, in mezzo a botti giganti.
Per chi avesse voglia di fare (o farsi !) un regalo,
la Casa vende molti prodotti tipici.




Attraversiamo la statale e saliamo la prossima
collina fino alla rocca di Montebello, che va
visitata di sera per percepire tutta la magia
della leggenda del fantasma di Azzurrina (www.castellodimontebello.com). Per fortuna
non è leggenda invece la splendida enoteca
Armeria dell’Albana ai piedi del castello! Poco
più avanti, a Torriana c’è la Locanda del Povero
Piavolo (www.ristorantepoverodiavolo.com), luogo
ideale per passare la notte dopo tante emozioni.
Il ristorante della locanda non lascerà nessuno indifferente.





Ma il viaggio prosegue e come si addice ad
una valle, occorre di nuovo scendere sulla
statale 258 e risalire poco più in su dall’altra
parte per scoprire uno dei massimi tesori della
Valmarecchia,


San Leo, splendido borgo medievale
che da solo vale il viaggio, per la sua ricchezza
storica e artistica. San Leo è stata capitale d’Italia
sotto il re Berengario II (962-964) e nel suo
inespugnato castello fu rinchiuso e morì il
Conte di Cagliostro, la cui cella è il piatto forte
della visita alla rocca. Fra i numerosi monumenti
di questa città d’arte, segnaliamo la Pieve pre-romanica.
Chi ama le sagre, si segni la Sagra delle Ciliege in
frazione Pietracuta, durante l’ultimo fine settimana
di maggio. Da non perdere l’agriturismo La Cegna
(www.lacegna.com) in frazione Montemaggio,
esemplare recupero di uno stabile del ‘400 in un
contesto di verde riposante: piano con i salumi! Per
uno spuntino veloce invece, in località Ponte Maria Maddalena
ci sono due piadinerie DOC.





Avanti! La strada ora porta a Novafeltria,
ex Mercatino Marecchia, capoluogo della
comunità montana dell’Alta Valmarecchia,
ottima base per l’esplorazione dei paesi rimanenti.



Appena fuori paese, l’agriturismo Cà Drolo
(www.agriturismocadrolo.it) fornirà vitto e
riposo meritati dopo una giornata carica di scoperte.
L’aperitivo è da consumarsi rigorosamente al
Caffè Grand’Italia, sotto il portico del seicentesco
palazzo del municipio: gestito dalla famiglia Barbieri
da un secolo (!), questo locale riporta all’atmosfera
degli anni ’20 grazie ai suoi interni liberty autentici.
Chiunque ami la pasta rigorosamente fatta in casa si
delizierà cento metri più in là presso il ristorante
Magda: tagliatelle, tortelli verdi, cappelletti in brodo,
gnocchi, lasagne, chi più ne ha, più ne…mangi!



Alle
persone capaci di cogliere l’unicità di un paesaggio,
consigliamo di spingersi in frazione Sartiano. Il panorama
che potrete ammirare da quassù è difficile da
descrivere a parole, soprattutto quando è avvolto
nelle brume autunnali: con il conforto di un buon
bicchiere di Cagnina (tipico vino rosso dolce romagnolo)
e di marroni arrostiti, si dominano in due secondi
mare, colli, borghi medievali, castelli, la repubblica
di San Marino e, guardando verso la Toscana, il Monte Fumaiolo…provare per credere.


Un’altra frazione
degna di rilievo è Perticara, grazie al suo
Museo Storico Minerario (www.sulphur.it),
tra i migliori del genere in Italia. Notevole
la settembrina Sagra della Polenta e dei Frutti del Sottobosco.


Ci spostiamo a Sant’Agata Feltria, altra perla
della zona. Le sue bellezze architettoniche
comprendono la rocca del decimo secolo
e il teatro Angelo Mariani (costruito in legno),
fra i più piccoli e antichi d’Italia. Ma la sua
principale attrazione è gastonomica: il tartufo.
La ‘Fiera del tartufo bianco pregiato e dei
prodotti agro silvo pastorali’ si tiene ogni
domenica del mese di ottobre ed è oramai
un evento di richiamo nazionale. Chi si
fermerà al ristorante Antenna Dal Morino
non avrà rimpianti.




Scendendo di nuovo a Novafeltria, si impone
una tappa a Talamello, storico paese del formaggio
di fossa. Il paese merita a prescindere e se assistere
alla sfossatura e alla relativa Sagra del Formaggio
di Fossa in novembre sarebbe l’ideale, almeno l’Ambra di Talamello (dixit Tonino Guerra!) la si può acquistare tutto l’anno.




Stiamo di nuovo guadando il fiume, in direzione
di Maiolo, famosa in zona per il suo pane tradizionale
(vedi Sagra del Pane in giugno) e la sua ‘spianata’,
una specie di focaccia appiattita con sale grosso
e rosmarino da consumare calda con formaggi e
salumi. L’ho già detto, piano con i salumi! Per gli
appassionati delle leggende mistico-magiche, è
obbligatoria una scalata fino ai resti della rocca
di Maiolo: aleggia un’aria misteriosa che rimanda
al 29 maggio 1.700, quando franò sul paese
buona parte della collina, punizione divina
a quanto pare inflitta a causa delle danze
angeliche che avvenivano nel castello. Brividi…





Il penultimo borgo del nostro viaggio è Pennabilli,
vera culla dei Malatesta, poiché il Malatesta
della Penna era il padre del dantesco
Mastin Vecchio. Dopo aver visitato
i ruderi dei due castelli, le antiche porte
e la cattedrale (‘500), potrete ammirare
altre opere del grande Tonino Guerra,
come l’Orto dei frutti dimenticati e
la Strada delle Meridiane. Dicevamo atmosfera?
Infine, Pennabilli si segnala per le
numerose sagre, tra le quali spicca
una manifestazione di sicura fama in Italia,
la Mostra Mercato Nazionale d'Antiquariato.
Questa mostra si tiene in luglio e punta sulla
qualità degli oggetti esposti e sulla serietà
dei professionisti che vi partecipano.
La Trattoria La Peppa è una tra le più
affascinanti della zona, anche perché
di ferrei principi: non accetta prenotazioni,
è chiusa di sera e si fa la fila per meritare
tutta la tradizione culinaria che ricompensa delle difficoltà patite.





Prima di lasciare questa meravigliosa valle,
facciamo un ultimo salto nel più isolato e
piccolo paese della comunità, Casteldelci.
Qui, dove la natura la fa da padrona
su tutto il resto, il camminatore troverà
il suo paradiso, fra boschi e panorama un po’ ‘wild’.
Da segnalare l’ottimo agriturismo Il Capanno (www.ilcapanno.org).


Ma quanto ci siamo divertiti su e giù per i colli marchignoli?




Caro Remo, ancora una volta la tua penna sa far scaturire sensazioni uniche....... brividi lungo la schiena mentre leggo......!!!! Grazie!!!!
Gisella.





cara Gisella,

sei, al solito, troppo buona con me. se ho fatto colpo sul lato emotivo, ritengo di aver raggiunto il mio scopo e mi rende felice.
e ricordati, quando ti capita di andare a sartiano, sali a s.biagio e lancia uno sguardo attorno a te, è il luogo più bello al mondo...e ne ho visti diversi.

remo



ps : vado spesso a cliccare sul sito amici per sartiano, aiuta a sopportare la mancanza.


da il periodico italiano in Lussemburgo ottobre 2009
"PASSA PAROLA "


PER VEDERE LE IMMAGINI INGRANDITE , CLIKKATE SULLE FOTO










spero solo di essere riuscito a fare trapelare un decimo della dimensione sconfinata dell’amore che nutro per la mia valle.

dopo aver combattuto con me stesso per oltre un mese prima di capire da che parte iniziare e quale chiave di scrittura proporre, ho ritoccato almeno 10 volte il pezzo, togliendo quà, aggiungendo là, lottando con paola e maria grazia (le due redattrici) per ottenere più spazio, confrontandomi per due giorni con vincenzo (sempre lui, il grande!) per inserire più foto possibili e per trovare il modo di includere almeno due foto di grande dimensione senza rubare spazio allo scritto. so che è poca cosa rispetto a quanto possono aver scritto altri, molto più qualificati di me (oltrettutto l’italiano non è la lingua nella quale mi esprimo meglio e temo che questo si noti)...mi piace tuttavia cullarmi nell’illusione che pochi al mondo abbiano un tale senso di appartenenza verso quella terra, irrimediabilmente forte nonostante la distanza di mille chilometri e dopo, in fondo, cento anni di discontinuità fisica.

un bel giorno troverò pure il modo di vendicarmi di domenico bartoli per aver suggerito alcuni ritocchi al mio primo getto, migliorando senz’altro il tutto : eccone ancora uno che ama i nostri posti.

mentre è chiaro che là potrei solo convertire dei convertiti, qui invece sono già tre gli amici lettori che mi hanno telefonato per chiedermi altre informazioni sulla valle, a loro completamente sconosciuta. due di questi entro il 2010 faranno il viaggio di sicuro, l’altro aspetta...di venerci con me! uno di questi ha chiesto se questo viaggiol’ho fatto davvero : ho risposto che lo faccio spesso e da 42 anni.

tenetemi al corrente di tutte le vostre manifestazioni sartianesi, sai che ci tengo molto e magari a qualcuna riuscirò pure a partecipare o, mi piace sognarlo, addirittura contribuire.

ti e vi sento sempre tutti con immenso piacere,

remo





ciao remo!!ti assicuro che leggendo il tuo articolo trapela fortemente il tuo amore per questa terra!!! la conosci più te vista con gli occhi dell'amore che tanti di noi che la vediamo distrattamente e in maniera scontata ,piuttosto che osservarla con gli occhi con i quali merita di essere esplorata !!grazie ancora per questa immensa dedizione incondizionata e spinta da un grande amore e richiamo!!! un abbraccio....GISELLA


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